domenica 5 ottobre 2014

La BCE a Napoli. E le politiche di crescita. O delle solite erezioni?

La Banca Centrale Europea a Napoli; ci sarebbe tanto da dire, e ne hanno già detto in tanti, a partire dalle manifestazioni che hanno attraversato la città. 
Allora qui ci limitiamo a quello che osservano in pochi, prendendo in prestito le parole di Lorella ZanardoEh ma non esageriamo! Il vertice BCE si riunisce a Napoli e ci portano tutte queste donne! Io sostengo che molti dei problemi legati all'economia e alla finanza che stiamo affrontando sono anche legati al pensiero unico con cui si affrontano. C'è molto da fare, come si può constatare. Rimbocchiamoci le maniche e non dimenticate di pretendere ciò che vi spetta: nella vita, nello studio e nel lavoro. Nulla ci verrà regalato ma noi abbiamo il dovere di occuparci del mondo. E tra qualche anno qualcuna di voi ragazze che leggete ora, sarà in questa foto. Accadrà, vedrete che accadrà. E sarà bello. Ma più di tutto sarà giusto.

E - per l'ennesima volta - una domanda sorge spontanea: di quale crescita si parla?
Conosceranno, questi grandi esperti - non a caso (quasi) tutti e sempre maschi, le esperienze e le idee alternative ai modelli perdenti che ci hanno condotto fino a qui? 

La vera risposta sta forse nel fatto che costoro certe alternative non vogliono conoscere affatto. Anche per questo, ripetiamo con la Zanardo: Nulla ci verrà regalato ma noi abbiamo il dovere di occuparci del mondo. Non smettiamo di farlo.
Vi lasciamo, in tema di politiche economiche, con questa mini-intervista a Vandana Shiva:

Premessa: Definizione di economia (da Wikipedia)
Una economia o sistema economico consiste nella produzione, distribuzione o commercio, consumo di beni e servizi limitati da parte di diversi agenti in una determinata area geografica. (Definizione di economia secondo Wikipedia)

Domanda: Se potesse definire un suo ipotetico ideale sistema economico da applicare nella sua nazione o nel mondo come lo vorrebbe?
Vandana Shiva: L'economia ideale in India, ma come ovunque, dovrebbe essere un economia basata sulla vita, non una economia che uccide il pianeta, uccide la biodiversità, uccide il lavoro, uccide i mezzi di sussistenza, uccide le possibilità della sopravvivenza umana. Una economia basata sulla vita protegge il suolo, le sementi, l'acqua, il clima. Essa crea lavori utili al pianeta e agli esseri umani, migliora il benessere degli esseri umani, diminuendo al contempo l'impronta ecologica lasciata dall'uomo.

Domanda: il mondo ha 40 trilioni di dollari di debito, ma con chi?
Vandana Shiva: Il debito è un indicatore di sfruttamento, indica che si prende più di quanto si condivide. I paesi indebitati sono spinti a misure di austerità. 284.000 agricoltori indiani sono intrappolati dal debito a causa delle royalty che devono pagare per l'utilizzo delle sementi BT Cotton (nome commerciale di una varietà di cotone OGM prodotta da Monsanto - fra le più aggressive multinazionali per gli organismi geneticamente modificati, ndr).

Domanda: Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, disse il Mahatma Gandhi. Lei crede che sia possibile risolvere i problemi dell'Italia, Europa, della sua nazione, come i problemi del mondo, solamente votando miglior partito politico o il politico più onesto con le idee migliori, o crede che ci siano dei metodi alternativi, magari più efficaci della politica?
Vandana Shiva: Abbiamo bisogno di politici onesti, ma abbiamo anche bisogno di creare una vera democrazia nella vita reale, in India come in Europa. Questo ci coinvolgerà nell'essere il cambiamento che noi vogliamo vedere.

Domanda: Quale è il vero scopo dei prodotti geneticamente modificati OGM?
Vandana Shiva: Il vero scopo dei prodotti OGM è l'impossessamento della vita, incluse le sementi, questo al fine di raccogliere royalties; quello che sta succedendo effettivamente è che si tanno raccogliendo rendite dal processo di rinnovamento della vita. I prodotti OGM mirano anche ad impedire agli agricoltori il loro diritto di conservare le sementi, facendo diventare la conservazione dei semi un reato di violazione della proprietà intellettuale. Dato che la vita non è una macchina, e non è stata inventata da nessuno, brevettare la vita è illegittimo e illegale. Monsanto ha ammesso che ha scritto i trattati sulla proprietà intellettuale (Intellectual Property Agreement) al WTO. Dichiararono “Eravamo il paziente, il diagnostico, e il medico, tutto in uno”.

Domanda: L'incidente alla centrale nucleare di Fukushima sta avvelenando l'intero oceano, e le coste del continente americano. La sua opinione è che la risoluzione di questo problema sia solo una questione di budget o di sviluppare la tecnologia giusta, oppure ci sono altre ragioni?
Vandana Shiva: La vera soluzione alla guerra contro il pianeta terra, è creare pace con la Terra. Molte tecnologie pericolose come l'energia nucleare e gli OGM non sono la risposta. Alternative ecologiche per la produzione di energia e la sicurezza del cibo esistono già e necessitano solo di essere promosse. L'organizzazione Navdanya lavora nel campo dell'agricoltura ecologica, dimostra come noi possiamo produrre cibo, e allo stesso tempo proteggere il suolo, la biodiversità, l'acqua e il clima.

Domanda: Quale è il suo pensiero riguardo al TTIP (The Transatlantic Trade and Investment Partnership)?
Vandana Shiva: Noi abbiamo già il WTO. Gli USA hanno intentato causa all'India per fargli cambiare le leggi riguardanti i brevetti. Hanno intentando causa all'Europa per obbligarla ad accettare i prodotti OGM. Noi lanciammo una grande campagna di cittadini contro gli OGM nel WTO; questo fermò le sentenze del WTO. Il TTIP è un tentativo di fare quello che gli Stati Uniti fallirono con il WTO, specialmente obbligare l'introduzione degli OGM e il monopolio dei brevetti a nome della Monsanto. Invece di espandere e aggravare il dominio delle multinazionali, abbiamo bisogno di espandere e rafforzare la democrazia ed i diritti delle persone.

Domanda: Quale è lo scopo delle tasse che pagano i cittadini?
Vandana Shiva: Le tasse dei cittadini dovrebbero essere utilizzate, per il bene dei cittadini. Tuttavia le tasse sono utilizzate per aumentare i profitti delle multinazionali. Metà del budget dell'Unione Europea finanzia i CAP (The Common Agricultural Policy); i sussidi all'agricoltura finanziano l'agribusiness delle multinazionali.

Qui la fonte, inclusiva del testo inglese

martedì 17 giugno 2014

È stato il marito, è stato il padre. È stata la libertà di un uomo

Per lungo tempo la violenza perpetrata in famiglia e dalla famiglia è stata dissimulata, trattata come un’anomalia di un istituto che di per sé protegge. Un istituto che protegge e che se non lo fa, si è pensato e si pensa, è per errori e manchevolezze delle donne, spesso vittime. In questo impianto culturale nelle separazioni tra donne e uomini esplode l’ineguaglianza profondamente voluta e coltivata nel nostro sistema: la prospettiva dell’annientamento è la minaccia immanente sull’esistenza femminile sia che le donne lascino, sia che vengano lasciate da un uomo.
L’uomo che ha ucciso la moglie e i figli per riconquistare la sua libertà ha mostrato nel modo più incontrovertibile che nella libertà degli uomini non c’è spazio per quella delle donne, e che anzi la loro libertà esclude quella delle donne. Lasciare una donna, che sia quest’ultima favorevole o no alla separazione, rappresenta, di fatto, la liberazione dei suoi gesti e l’impossibilità di condizionarli.
Una donna non controllabile, perché “socialmente dalla parte della ragione”, essendo lasciata da un adultero, è stata soppressa perché non poteva essere annientata sotto il peso di qualche colpa. Sono stati soppressi i suoi bambini in una situazione che getta luce su tutte le donne violentate, maltrattate, annichilite dai ricatti e qualche volta, rispetto all’incredibile mole di violenze sessuate perpetrate ogni giorno, uccise.
Le donne uccise dagli uomini sono comunque tante, e mentre ne muore una in famiglia, almeno un’altra muore nel magma indistinto di quella che è tratta nel nostro paese, e ancora almeno un’altra muore per mano ignota, perché non riconducibile “a moventi passionali”.
Ogni vittima rappresenta un pezzo di futuro sottratto al mondo, Cristina e i suoi figli non dovevano essere uccisi, e il dolore non può essere più grande perché a farlo è stato il marito. Non saremo noi a dire che è più grave essere uccise dal marito o dall’ex, non saremo noi a tollerare che le vittime uccise e vessate perché donne, vengano messe su piani differenti. Ammettere aggravanti sarebbe ammettere che esistono attenuanti, fuori e dentro i tribunali. I rapporti di fiducia non sono solo quelli familiari e non sempre quelli familiari sono di fiducia, spesso sono di potere. Come sul lavoro e a scuola, come nelle amicizie, dove ugualmente le donne trovano ricatti, violenza e morte. Il problema sempre viene spostato e dissimulato dividendo le donne per categorie. Se vogliamo chiamarlo problema. Noi lo chiamiamo femminicidio in tutti i suoi gradi ed espressioni formali: si tratta di sterminio cadenzato, di una forma di controllo sistematico sulla demografia politica e civile.
Il dolore che sentiamo per i bambini uccisi è tanto lacerante quanto forte è la certezza che la nostra prole non sarà mai al sicuro in un mondo che continua a tollerare e prevedere la nostra morte come strumento di mantenimento dell’ordine gerarchico. I bambini non sono al sicuro nei posti così detti sicuri: il nostro stato tollera ancora che violentatori e ladri di innocenza vengano sanzionati per via privata, tollera e si accontenta delle promesse di altri capi, delle cui affermazioni attendiamo ancora l’esito.
Non sappiamo cosa il governo e le amministrazioni intendano fare di fronte all’ennesima riprova che il nostro sistema vive secondo il canone di una libertà maschile che esclude quella delle donne. Sappiamo che gli impulsi che le nostre madri ci hanno insegnato a riconoscere vengono oggi nominati nei tribunali a discolpa degli assassini, nella conclamata impossibilità di tirare in ballo la follia. Sappiamo che di nuovo la vita delle vittime viene infangata e vilipesa. Sappiamo che i fondi per l’antiviolenza vengono sperperati, non di rado assegnati a mediatori religiosi e no che per incapacità politica rimandano le donne e i bambini verso i loro aguzzini, perché il loro obiettivo è salvare la famiglia perdendo di vista le persone. Tutto questo mentre nelle sedi della responsabilità pubblica si producono solo lacrime e “mea culpa”. Tutto questo mentre l’informazione usa il femminicidio come esercizio intellettuale.
Noi andiamo avanti con gli occhi bene aperti, bene attente alla verità delle cose: gli inganni e le promesse hanno mascherato e reso più insidiose le armi che hanno ucciso Cristina Omes e ai suoi figli.
Stefania Cantatore, per l'UDI di Napoli"
Napoli, 17/06/2014

domenica 16 marzo 2014

Presa in giro #quoterosa, tanto rumore per nulla. Incostituzionali le menzogne maschili

PARITA' E COSTITUZIONALITA'/RASSEGNA • Ha ragione Lorenza Carlassare e abbiamo ragione noiGli uomini in Parlamento non hanno voluto neanche la meschina concessione del 40% di donne nelle liste elettorali. Le hanno chiamate quote rosa, per allontanare, ancor di più se possibile, l’idea che le donne possano essere ascoltate. Hanno riproposto un linguaggio superato dalla consapevolezza femminile diffusa nel paese, un linguaggio stucchevole che evoca il paternalismo di facciata che copre pensieri e gesti violenti. Che siano oltre le quote rosa, una concessione poco dignitosa, le donne lo hanno detto e dimostrato coi fatti: presentando una legge d’iniziativa popolare per la democrazia paritaria, rendendosi protagoniste, con l’UDI e le altre associazioni delle donne della Campania, della scrittura della migliore legge elettorale Italiana. La legge della Campaniaaveva non solo a suo favore la sentenza della Consulta, n° 49 del 2003, ma - impugnata nientemeno che dal Presidente del Consiglio (allora Silvio Berlusconi, dunque da Forza Italia), ha anche superato ogni dubbio di legittimità costituzionale ottenendo conferma con la sentenza della Corte Costituzionale n° 4 del 2010.
Quella sentenza sancisce definitivamente, anche per altre leggi analoghe, un principio che non più pessere messo in discussione: quello della piena legittimità della doppia preferenza di genere. Oggi le stesse obiezioni, già perdenti nel 2003, e definitivamente respinte dalla Corte Costituzionale, sono state sollevate in un Parlamento che dovrebbe essere, per ruolo ed obbligo istituzionale, informato di quello che avviene nel paeseColpisce la malafede con la quale si sono scatenati gli animi su una proposta pessima e su un emendamento minimalista. Quote di genere, quote rosa... l’uso delle parole rappresenta un ulteriore affronto alla cultura cresciuta tra le donne in EuropaLa vicenda, in sè, si presenta con la rituale evocazione dei diritti delle donne niente altro che per usarli come paravento dietro il quale si rielabora il patto tra interessi maschili
La tanto attesa legge elettorale è l’ultimo ennesimo spreco in un paese che non sa che fare delle passioni politiche.
Le procedure d’infrazione comminate al nostro paese, per i nostri politici, sembrano avere una cogenza solo quando si tratta di tagli ai servizi. Infatti i nostri governi hanno accumulato una vera e propria collezione di infrazioni e richiami per quanto riguarda i diritti delle donne. 
La logica perversa che guida le classi dirigenti, il patriarcato, nel nostro paese è quello di concedere [concedere! ndr] poco, male e a fatica. 
Una legge per legislatura: in questa un provvedimento pomposamente chiamato “contro il femminicidio”, hanno pensato fosse già troppo.Non siamo deluse, ci saremmo sorprese, semmai, di qualche segnale contrario.
Udi di Napoli, 12/3/2014


sabato 1 febbraio 2014

La lettera delle donne italiane al Governo spagnolo

Nel video che segue donne di Se non ora quando, dal presidio di Napoli che oggi ha risposto alla chiamata della rete Womenareurope, leggono la lettera che le donne italiane rivolgono al Governo spagnolo:


Poiché io decido partendo dall’autonomia morale, che è la base della dignità di tutte le persone, non accetto nessun obbligo o divieto posto ai miei diritti sessuali e riproduttivi, nessun impedimento alla mia totale realizzazione in quanto persona. In quanto essere umano autonomo, rifiuto di sottostare a trattamenti degradanti, a ingerenze arbitrarie e a tutele coercitive rispetto alla mia decisione di diventare o non diventare madre.
Poiché sono libera invoco la libertà di coscienza quale bene supremo e fondamento delle mie scelte. Chiamo cinici coloro che evocano la libertà per restringerla , in nome della libertà malevoli coloro che vogliono imporre i loro principi di vita fondati sulla rivelazione divina senza badare alle sofferenze che comportano. Come essere umano libero non accetto una maternità imposta e un regime di tutele che condannano le donne ad essere eterne minorate sotto il profilo dell’ età sessuale e della riproduzione.
Poiché vivo in democrazie e sono democratica, accetto le regole del gioco che separano i diritti dal peccato e le leggi dalla religione. Nessuna maggioranza uscita dalle urne , può, per quanto assoluta, legittimarsi nel trasformare i diritti in delitti e obbligarci a seguire dei principi religiosi sotto ricatto penale. In quanto cittadine , esigo dai nostri governanti che preservino la democrazia e salvaguardino la pluralità anziché il dispotismo.
Poiché io decido, perché io sono libera e perché vivo in democrazia, esigo dal Governo di qualunque colore sia, che promulghi leggi favorevoli all’ autonomia morale, garanti della libertà di coscienza e della pluralità e diversità di interessi.
Poiché io decido, perché sono libera e perché vivo in democrazia, esigo che sia mantenuta l’attuale legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull’IVG per promuovere l’autonomia morale, preservare la libertà di coscienza e garantire la pluralità di interessi per tutte le donne.
Ricordiamo che è anche in atto una protesta via mail, indirizzata all'Ambasciata spagnola: chi vuole unirsi a noi invii il testo della lettera agli indirizzi: emb.roma@mae.es • cog.roma@mae.es • ambespit@mae.es

venerdì 31 gennaio 2014

1 febbraio per il diritto di scelta e alla salute: anche Napoli davanti al Consolato Spagnolo

Quante volte dovremo tornare in piazza per non essere ricacciate nell'oscurantismo moralista che nega i diritti delle donne? e che, con la scusa della "vita", alimenta ignoranza, disinformazione, mafie, aborti clandestini? Questa volta l'attacco al diritto di scelta e alla salute delle donne parte dalla Spagna. 
Sappiamo tutte che la cosa ci riguarda, e le donne rispondono in tutta Europa. A Napoli appuntamento domani 1 febbraio, h. 11 davanti al Consolato Spagnolo in viale dei Mille 40.